Il Centro Direzionale Arezzo
                                                    (articoli da "Vetrospazio" del 15/12/89 e da "Frames" di aprile/giugno 1990)
Al limite del centro storico di Arezzo, una vasta area industriale è stata recuperata per metà a parco pubblico, per un terzo con un complesso direzionale dotato di servizi evoluti, in modo da diventare il "motore" della città.
 
                            
 
Non è facile coniugare passato e presente, palazzi rinascimentali carichi di storia e tecnologia. È un tema che fa discutere, che provoca violentissime polemiche come sta accadendo, tanto per ricordare un ultimo caso, in Inghilterra dove è in corso un duro scontro tra il Principe Carlo e gli Architetti accusati da Sua Maestà di "aver ignorato in maniera consistente, i sentimenti ed i desideri della gente comune". Le polemiche ci sono state anche ad Arezzo mentre era in corso la costruzione del nuovissimo e moderno edificio che oggi domina la via XXV Aprile. Eppure, ora che è terminato, a guardarlo bene quel palazzo non ha nulla che possa provocare contestazioni, anzi, alle porte di Arezzo ed ai bordi di una recente lottizzazione residenziale di ottimo livello tradizionale, è il primo esempio di architettura locale che Suscita, a chi arriva in città, l'impressione di non trovarsi in "provincia" ma in un luogo di più ampio respiro.

Ha il colore della città, degli Etruschi: un bronzo che richiama quell'oro di cui Arezzo è, per tradizione industriale, la capitale indiscussa nel mondo e quello stesso oro che si ritrova nella pittura toscana dal '200 fino a Piero della Francesca.

La struttura ricorda certi grandi Palazzi che si incontrano nelle vie del centro storico e se l'ispirazione modernistica arriva dagli Stati Uniti, il filtro è tutto toscano, regione dove da sempre si cerca di mantenere in equilibrio l'uomo e l'ambiente. Non a caso il progetto è di un ingegnere toscano, aretino, laureatosi presso l'Università di Bologna: il quarantenne Paolo Berti.
 


                            

 
Nell'area ora occupata dal "Centro Direzionale Arezzo" fino agli anni settanta trovava posto lo stabilimento della Società anonima Costruzioni Ferroviarie e Meccaniche, meglio nota come SACFEM. L'area, a cavallo tra il centro e la periferia, quasi a ridosso delle vecchie mura di un arena, è vasta: oltre duecentomila metri quadrati . Prima ancora che la SACFEM si trasferisse nella nuova zona industriale, si cominciò a studiare la ristrutturazione dell'area occupata dal vecchio stabilimento, l'utilizzo di ben 21 ettari con non facili decisioni da prendere anche da parte della Pubblica Amministrazione.

Fu stabilito di destinare nove ettari a parco pubblico, uno per le strade, 6,7 ettari per costruire residenze, negozi ed uffici, 2 per edilizia di interesse comune, altri 2,5 a verde pubblico di arredo agli edifici.

L 'edificio direzionale mostra chiaramente la sua destinazione d'uso. Si intuiscono dall'esterno spazi di lavoro funzionali e luminosi;
le attività commerciali al piano terra hanno superfici duttili, rifiniture essenziali ed equilibrate. Gli ingressi agli uffici sono tutti interni ed il traffico pedonale è portato a convergere nella piccola piazza interna e ad animare le gallerie fra i vari blocchi.

Le dimensioni: 56.000 mc. più 18.000 Inc. di interrato: 12.500 mq. sono destinati agli uffici , 2.500 ai negozi, 5.000 mq alle autorimesse interrate per circa 270 posti auto, 3.000 mq. Ad un porticato ad uso pubblico.
 

                    
 

La struttura è di tipo puntiforme in cemento armato con solai semiprefabbricati in cantiere. IL "volto", la facciata, è in alluminio preverniciato a fuoco colore bronzo, internamente ed esternamente. I vetri sono sempre di colore bronzo, quasi a creare nell’uniformità della facciata, la sensazione di un bassorilievo.

Ogni scala di ingresso (sono 6) ha due ascensori in duplex della velocità di 1,20 m./s. e della portata di 8 persone. La costruzione, nel rispetto delle normative per le zone sismiche di II categoria, ha costretto a realizzare giunti tecnici larghi anche 30 cm. Sapientemente occultati nella progettazione della facciata. Le divisioni interne, per assecondare i desideri della clientela, sono di tipo tradizionale, tutte in mattoni forati.

Gli impianti di riscaldamento e raffrescamento sono dotati di sistemi di contabilizzazione singola. Sulla copertura è stata realizzata anche una piscina lunga 13 m. e larga 5. Le centrali per gli impianti trovano tutte posto nella copertura della parte di edificio a 7 piani, occultate da un grigliato di alluminio dello stesso colore della facciata.

La progettazione è stata interamente realizzata al computer ed ogni singola unità è stata studiata tenendo ben presenti le esigenze dei singoli clienti. Insomma gli uffici ed i negozi non sono standard ma personalizzati.

E’ il vero centro motore della città questo edificio dove hanno trovato sede l’Associazione Commercianti di Arezzo, Il S.Paolo di Torino, L’INPS, il Credito Romagnolo, La Previdente.
Per costruirlo sono stati investiti, nella seconda metà degli anni ’80, più di 30 miliardi: 14 per la costruzione vera e propria e 7 per il terreno e gli oneri di concessione.
 

                    
 

    L’intero edificio è "vestito" esternamente con facciata continua in lega leggera e vetro, realizzata dalla CIR Serramenti Metallici di Imola secondo il progetto dell’ing. Paolo Berti. Questo prevedeva una facciata complanare senza soluzione di continuità nei passaggi dai diversi volumi dell’edificio ed esigenze diverse: bordature arrotondate, pensiline e galleria al piano terra, vetrate per negozi ed uffici, giunti di dilatazione, scale di emergenza e parapetti.
    La facciata continua è stata realizzata con la struttura del reticolo della serie CIR-FC 80 e personalizzata al progetto con elementi di finitura speciali. La superficie totale risulta di 10.500 mq. A taglio termico integrale, con coefficienti di tenuta A3 – A4 – V23a e trasmittanze (K medio della facciata) pari a 1,02 Kcal/mq.hC.
    I profilati sono stati rifiniti con trattamento di verniciatura a forno in conformità al colore "oro degli Etruschi" come le pannellature di tamponamento ed i rivestimenti in lamiera di alluminio PLA-LAM.
    Le vetrature, messe in opera per circa 3.500 mq., sono state prodotte ed assemblate in Germania dalla Flachglas Ag.. Per le facciate principali sono state adottate vetrate termoisolanti Flachglas Ag Termoplus Gold K 1,4. Questo tipo di prodotto, grazie all’applicazione per sputtering elettromagnetico di sottili strati di oro ed argento, consente di ottenere un vetrocamera selettivo con trasmissione luminosa 60%, fattore solare 49% ed un coefficiente di isolamento termico pari ad 1,4 Watt/mq.K. L’intercapedine del vetrocamera è satura di gas termoisolante. I vetrocamera delle finestre sono del tipo Thermoplus Gold K 1,4 con stratificato sigla 10/11 verso l’interno, al fine di aumentare la resistenza allo sfondamento. Per le parti in cui maggiore era la richiesta di sicurezza, sono state impiegate lastre Termoplus Gold 1,4 abbinate a cristalli blindati Allstop Classe C1-23 in conformità alle Norme Din 52290 oppure abbinate a vetri temperati Delodur.


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